Il ristorante di sushi stile australiano a NYC sotto assedio: il motivo è sorprendente - "Perché il proprietario è bianco!"

Il sushi "alla moda australiana" di una chef americana crea scompiglio nel web. Scopriamo cosa è accaduto.

Nel vortice delle polemiche alimentari, un nuovo nome risuona forte: Eric Rivera. Questo chef, con base in North Carolina, ha puntato il dito contro una donna australiana, Alex Marks, per aver aperto un locale di sushi "alla moda australiana" nel West Village, a New York. L'accusa? Appropriazione culturale.

Il peccato di Alex Marks: vendere sushi da bianca

Secondo Rivera, il "reato" di Marks è l'aver osato vendere sushi, pur essendo una donna bianca australiana. La punizione che lui le ha riservato è una vera e propria crociata online, con tanto di insulti e minacce, finalizzata alla chiusura del suo locale.

Un venerdì, Rivera ha deciso di condividere e prendere in giro un video di TikTok in cui Marks racconta il suo percorso dalla carriera di avvocato d'azienda a venditrice di sushi. In seguito, ha lanciato il suo attacco, definendola "colonizzatrice" e scatenando una delle più grandi battaglie di appropriazione culturale alimentare degli ultimi anni.

Non è mancato, ovviamente, l'intervento dei cosiddetti "guerrieri della tastiera", che hanno inondato Google con recensioni negative del locale di Marks, Sushi Counter.

Rivera: l'evangelista fallito della segregazione culinaria

Ironia della sorte, Rivera aveva annunciato all'inizio dell'anno i propri piani per aprire un ristorante di fusione portoricana-giapponese. Eppure, sembrerebbe che, secondo la sua logica, solo lui possa accedere a determinate sezioni del reparto delle spezie.

La visione di Rivera, però, non tiene conto della ricchezza dell'esperienza umana, un continuo scambio e flusso di idee, che si riflettono anche nel mondo culinario. Infatti, l'appropriazione culturale, lungi dall'essere un problema, può essere vista come un'apprezzamento delle diverse culture e un'opportunità di innovazione.

Alex Marks e il suo sushi australiano

Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, Marks non ha rubato nulla a nessuno. Ha semplicemente introdotto a New York un piatto tipico dei centri commerciali australiani: i rolli di sushi non tagliati e talvolta farciti con tonno cotto o pollo teriyaki. Un'idea innovativa, frutto del suo lavoro e della sua passione.

Fusione e appropriazione: una questione di prospettiva

L'ipocrisia di Rivera è evidente. Mentre lui stesso avrebbe offerto un'esperienza culinaria pop-up a partire da 750 dollari, Marks, vendeva tre rolli per 12 dollari, un prezzo ben più accessibile.

La risposta del web

Fortunatamente, non tutti la pensano come Rivera. Dopo la sua campagna di bullismo online, molte persone hanno preso le difese di Marks, riconoscendo il valore del suo lavoro e della sua idea innovativa.

Il vero scandalo, in questa storia, non è il sushi australiano di Marks, ma l'intolleranza e la chiusura mentale di Rivera e dei suoi sostenitori. Perché la cultura, alla fin dei conti, è un insieme di forme, di modi di vivere, di costumi, di arti, di conoscenze e di credenze. E dovrebbe essere un ponte che unisce le persone, non un muro che le separa.

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