Stiamo parlando di un settore in crisi, nonostante le promesse di un futuro verde: l'eolico in Italia. Da un lato, la burocrazia e le manovre del governo, dall'altro, la questione delicata dell'impatto visivo. Scopriamo insieme cosa sta succedendo.
L'Italia sembra essere lontana dal raggiungere gli obiettivi prefissati per la transizione alle fonti rinnovabili entro il 2030. Tra lenti processi burocratici e manovre del governo, lo sviluppo dell'eolico nel Paese sembra in stallo.
Un settore che stenta a decollare
Nonostante più di 20 anni di investimenti, la potenza eolica installata in Italia è ancora mediocre, pari a soli 10,93 GW. Gli investimenti e le autorizzazioni per gli impianti eolici sono diminuiti drasticamente negli ultimi dieci anni, portando l'installazione degli impianti a livelli insufficienti.
WindEurope segnala che per restare in linea con l'agenda e il Green Deal, sarebbe necessario installare circa 8 GW all'anno solo in Italia. Eppure, nel triennio 2018-2020, sono state autorizzate appena 125 MW.
Un Paese diviso a metà
Per quanto riguarda l'eolico, l'Italia sembra divisa a metà. L'energia eolica è prodotta principalmente nel Sud del Paese, con una potenza di circa 10 GW. Solo circa 1 GW è prodotto nel Centro e al Nord, con regioni come la Sardegna, la Sicilia, la Valle d'Aosta, il Molise e la Calabria che, insieme, generano una potenza inferiore ai 40 MW.
Il parco eolico più grande d'Italia si trova in Sardegna, nei comuni di Baddusò e Alà dei Sardi, in provincia di Sassari. Questo impianto conta 69 turbine e una potenza totale di 138 MW.
L'eolico: una questione di estetica?
Nonostante i benefici in termini di energia pulita, l'eolico in Italia è spesso visto come un problema a causa dell'ingente spazio di cui necessita e del suo impatto visivo. Un esempio emblematico è il progetto di Orvieto, con sette pale eoliche alte duecento metri che potrebbero deturpare un paesaggio tra i più belli dell'Italia centrale.
Il ruolo della politica e della burocrazia
Gli investimenti e lo sviluppo dell'eolico in Italia dipendono direttamente dalla politica e dalla burocrazia. Questi ostacoli rendono quasi impossibile procedere con i piani nazionali e internazionali. Inoltre, c'è la possibilità che il governo stia considerando un ritorno al carbone per affrontare la crisi scatenata dalla Russia, il che potrebbe solo rallentare ulteriormente l'attuazione della transizione energetica.
Andrea Scanzi, noto giornalista italiano, afferma che l'eolico in Italia soffre di una burocrazia eccessiva e di un'apparente mancanza di volontà politica. Nonostante ciò, l'Italia ha un enorme potenziale eolico ancora inesplorato.
E voi, lettori, cosa ne pensate? Quali soluzioni potrebbero essere adottate per promuovere lo sviluppo dell'energia eolica in Italia?